Il 26 Gennaio 2020 sarà un giorno difficile da dimenticare: silenzio e sconcerto hanno il sopravvento su qualunque altra emozione quando arriva la notizia della morte di Kobe Bryant, stella e simbolo del basket americano. Il campione dei LA Lakers se ne va a 41 anni, dopo quattro anni dal ritiro, insieme alla figlia Gianna di 13 anni a causa di un incidente con il proprio elicottero privato.
L’elicottero su cui viaggiavano si è schiantato sulle colline sopra Calabasas immerse nella nebbia ed è poi subito scoppiato in fiamme. L’incendio ha reso difficile le operazioni di soccorso per i vigili del fuoco e nessuno dei nove passeggeri a bordo si è salvato. Kobe e gli altri passeggeri erano diretti verso la Mamba Academy di Thousand Oaks per un allenamento di basket, presumibilmente della ragazza, Gianna Maria detta Gigi. A bordo c’era anche John Altobelli, 56enne coach di baseball dell’Orange Coast College, insieme alla moglie e sua figlia, compagna di squadra di Gigi alla Mamba Academy.
Kobe lascia la moglie, Vanessa Laine Bryant, e altre tre figlie: Natalia Damante (17 anni), Bianka Bella (4 anni) e Capri Kobe (7 mesi).
Era il 29 Novembre 2015 quando Kobe Bryant scelse di dire addio al basket con una lettera che commosse il mondo e ispirò la realizzazione del cortometraggio di animazione di 6′ Dear Basketball. A più di 4 anni da quel triste giorno altre lacrime segnano il percorso del Black Mamba che stavolta, purtroppo, è “out” per sempre.
Ricordiamo il testo di quel commovente addio.
«Cara Pallacanestro, sin dal momento in cui ho cominciato ad arrotolare i calzettoni di mio papà e immaginare tiri decisivi per la vittoria al Great Western Forum, mi è subito stata chiara una cosa: mi ero innamorato di te. Un amore così grande, ti ho dato tutto me stesso, la mia mente, il mio corpo, il mio spirito e la mia anima. Da bambino di 6 anni profondamente innamorato di te non ho mai visto la fine di un tunnel. Mi sono sempre solo visto correrne fuori. E così ho corso. Ho corso su e giù per ogni campo, rincorrendo ogni pallone per te. Mi hai chiesto il massimo sforzo, io ti ho dato il mio cuore. Perché grazie a te ho avuto tanto altro.
Ho giocato seppure esausto e dolorante, non perché fossero le sfide a chiamarmi, ma perché TU mi chiamavi. Ho fatto qualsiasi cosa per TE, perché questo è ciò che fanno le persone quando qualcuno le fa sentire vive come hai fatto tu con me. Hai regalato a un bimbo di 6 anni il sogno di essere un giocatore dei Lakers e ti amerò sempre per questo. Ma non posso amarti ossessivamente ancora per molto tempo. Questa stagione è l’ultima. Il mio cuore può reggere il colpo. La mia mente può sopportare lo sforzo. Ma il mio corpo sa che è il momento di dire addio.
Ma va bene così. Sono pronto a lasciarti andare. Volevo che tu lo sapessi, cosicché potremo assaporare meglio ogni momento che ci rimarrà da gustare assieme. Le cose belle e quelle meno belle. Ci siamo dati l’un l’altra tutto quello che avevamo.
Ed entrambi sappiamo che non importa cosa farò dopo. Sarò sempre quel bambino con i calzettoni tirati su. Con il cestino dei rifiuti in un angolo. Con 5 secondi ancora sul cronometro. La palla nelle mani. 5… 4… 3… 2… 1.
Ti amerò sempre. Kobe».